Sicurezza alimentare in gravidanza: come l’ho vissuta io?

Quando sono rimasta incinta di Aurora, la mia prima bimba, non pensavo che la questione che mi avrebbe dato più pensieri sarebbe stata tutta la tiritera della sicurezza alimentare. 

Era pane per i miei denti, me ne occupavo da anni nelle consulenze con le mie future mamme.
Avevo anche tenuto diversi corsi alle ostetriche.

Ma è così vero: quando provi certe sensazioni ed esperienze sulla tua pelle non riesci a oggettivare, a estraniarle, ti prendono di petto e ti travolgono. 

Io ero toxo recettiva, quindi potevo contrarre la toxoplasmosi in qualunque momento. E ogni mese tremavo all’idea di vedere qualche valore fuori norma agli esami di routine. 

Mi sono sempre chiesta di come abbia fatto a non contrarre la toxo in 28 anni, mangiando spesso dall’orto senza granché pulire e avendo avuto sempre nel mio letto gatti che girovagavano per i giardini. Eppure…

E poi c’era anche tutta la questione della listeriosi da cui nessuna gravida resta esente.

Quindi doppia ansia. 

Avevo in passato scritto questo articolo, magari ti è utile se ti trovi anche tu a questo punto. Ma è solo l’inizio!

Dal test positivo partono i dubbi sulla sicurezza alimentare

Dal test positivo, il 31 dicembre 2019, ho iniziato a domandarmi più volte al giorno “ma potrò mangiarlo?”

Ho iniziato a passare in rassegna tutti gli alimenti che potevano essere sicuri contro ogni ragionevole dubbio. 

E i cibi che invece dovevo evitare in maniera quasi ossessiva. 

Credo di aver vissuto i primi due mesi così.
L’incubo di mio marito! 

Nulla di crudo.
Tutto confezionato.
Estremamente cotto.
Tutto caldo.
E se fuori il mio piatto entra a contatto con qualcosa?

Quando ho capito che…

Fino a una mattina.
Me la ricordo ancora. 

Era la vigilia del lockdown, non stavo assolutamente bene, avevo le nausee forti dalla sera prima e avevo dormito malissimo anche in preda all’insicurezza per il Covid. Ma mi ero decisa ad andare a fare la spesa perché in casa non avevamo più nulla e sarebbe stato più difficile poi.

Con la mia mascherina e i guanti, ho girato per i reparti del supermercato e alla fine nel mio carrello ero riuscita a mettere solo un pacco di taralli, delle banane e una confezione di granola al cioccolato. 

Mi sono trovata sopraffatta dalle emozioni davanti alle farine, ho pianto silenziosamente incurante di ciò che potesse pensare chi mi passava accanto.

Ho accarezzato una pancina invisibile sotto il maglione giallo in leggero cashmere e ho promesso ad Aurora che non le avrei più voluto trasmettere le mie paure, non più di quelle che le avrei trasmesso a causa del momento storico che stavamo per vivere. 

Ma le ho promesso che volevo controllare ciò che avrei potuto controllare, per regalarle una gravidanza più serena possibile. 

Ed è così che sono tornata a casa e manuali di sicurezza alimentare alla mano, linee guida ministeriali italiane e americane scaricate e vari approfondimenti delle associazioni di ginecologia studiati….mi sono rasserenata!

Per me lo studio, la pragmaticità, l’informazione, la razionalizzazione che porta la conoscenza, il sapere è tranquillità.

E giorno dopo giorno ho preso confidenza con le paure che mi circondavano e ho iniziato a vedere gli alimenti nella mia cucina non come minaccia, ma come opportunità.

Opportunità per vivere comunque una gravidanza ricca di nutrienti importanti e con la giusta dose di serenità anche fuori casa (chiedendo e informando sempre).

Tu come l’hai vissuta?

F.

 

Se ti trovi in questo momento della tua vita, potrebbe esserti utile l’ebook che ho voluto intitolare
SERENITA’ ALIMENTARE IN GRAVIDANZA: un faro nella nebbia che spero potrà guidarti!

Serenità alimentare in gravidanza

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